Gli ultimi saranno ultimi

l'ultimo grande successo teatrale di Paola

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  1. cassandra
     
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    Dopo tanti elogi ci voleva pure una stroncatura.
    Certo, fosse una recensione e non un ridicolo "giudizio" politico avrebbe pure un certo peso. Ma non è così.
    Non so nemmeno come ho trovato questo articolo :perplesso: ma credo sia irrilevante.
    Visto il sito da cui proviene non mi stupisco nemmeno più di tanto.
    Al di là delle questioni politiche, che mi interessano poco, ciò che mi sconcerta è il come si possa arrivare a strumentalizzare uno spettacolo teatrale a dir poco impeccabile e cercare di screditarlo parlando di "luogocomunismo", disfattismo, assurde tesi e ridurla ad una mera questione "imprese vs lavoratori".
    Quando tra l'altro si è proprio cercato di stare alla larga dai luoghi comuni evitando ad esempio di inserire una figura maschile al "comando" dell'impresa.
    Come si possa parlare di filosindacalismo e di chiari riferimenti finalizzati ad "accusare" il centro-destra francamente non me lo so spiegare.
    Come se questo spettacolo non fosse stato scritto da professionisti con il fine di raccontare uno spaccato di REALTA' del nostro paese, ma da gente che non aveva niente di meglio da fare che lanciare subdoli attacchi ad un preciso schieramento politico :huh:
    E tutto questo assurdo ragionamento parte dalla somiglianza della voce della Prestigiacomo con quella del personaggio manager! Forse sarò ingenua, ma a tutto avevo pensavo tranne che a queste ridicole tesi.
    E in ogni caso, qualunque riferimento possa esserci, sfido chiunque a dire che ciò che viene messo in scena con questo spettacolo non è un dramma reale e concreto di questo paese!

    Mi dispiace, ma credo proprio che "la tesi che non c'è" sia senza dubbio quella messa in piedi da questo articolo!

    A voi la parola :)


    Paola Cortellesi e la tesi che non c'è

    di Luciano Gandini - 11 febbraio 2006

    Il «luogocomunismo» ha colpito ancora. L'ultima fatica teatrale della bella e brava Paola Cortellesi lascia, infatti, allo spettatore l'amaro in bocca, perfettamente in linea con il pessimismo e il disfattismo cari alla sinistra italiana. Dimessi i panni dei suoi mille personaggi televisivi, che l'hanno resa famosa al grande pubblico, porta in giro per i teatri di tutta italia questa tragicommedia che si rivela essere un monologo dissacrante, scritto da Massimiliano Bruno (per la regia di Giampiero Solari e Furio Andreotti). Gli ultimi saranno ultimi affronta il tema del mondo del lavoro. Luciana Colacci è un'operaia incinta che si ritrova disoccupata proprio alla vigilia del parto. La notizia sconvolge la giovane, che irrompe sul posto di lavoro e prende in ostaggio quella che lei considera la responsabile del suo dramma: una dirigente d'azienda votata completamente al lavoro e piegata alle gelide regole del mercato.

    La tesi è decisamente filosindacale e gira intorno a due personaggi femminili: da un lato l'operaia disgraziata, con un marito che lavora talmente lontano da non poterle essere vicino nemmeno durante gli ultimi giorni antecedenti il lieto evento, dall'altro una donna tiranna, incurante dei problemi delle persone, che guarda solo al profitto e che si diverte su internet a chattare con un sessantacinquenne. Si gioca con le parole («io non licenzio nessuno - dice la donna in carriera - ho detto solo che non rinnovo i contratti a termine, lo capite l'italiano?») allo stesso modo con cui si gioca con la vita dei personaggi. Poco importa se la dirigente d'azienda è una donna giovane, con un marcato accento siciliano e pressoché identica alla parodia che la stessa Cortellesi fa del Ministro per le Pari Opportunità Stefania Prestigiacomo. La somiglianza è lampante e i collegamenti tra i due personaggi sono talmente sfacciati da rendere assolutamente inutile qualsiasi esplicito riferimento. Un modo sottile per far passare la cinica responsabile dell'azienda, che non guarda in faccia a nessuno, per una di centro-destra.

    Non bisogna certo prenderla sul serio, visto l'alternarsi in scena di altri personaggi al limite della realtà: dalla saggia donna delle pulizie fissata con le canzoni (uno dei momenti più esilaranti dello spettacolo) al transessuale sarcastico e disilluso, dalla poliziotta bergamasca piuttosto ingenua ai due guardiani notturni che hanno più domestichezza con le frittate di cipolle che con le armi da fuoco. Le loro vite, apparentemente distinte e distanti, si intrecciano rapidamente nello spazio di una notte. Questa gran confusione di situazioni esilaranti viene scandita dal ripetersi cadenzato degli spari che concludono la narrazione e che riportano l'attenzione sempre sulla tragedia di questa donna, ultima tra gli ultimi, alle prese con la precarietà e l'arrivo di un bambino.

    «Gli ultimi saranno i primi, ma non hanno detto quando» è la battuta che precede la chiusura del sipario. Anche la speranza del Vangelo sparisce di fronte a questo mondo in mano a chi non ha nessuna sensibilità per chi versa in condizioni difficili: colpa di chi sta dalla parte delle imprese e non dei lavoratori, colpa di chi avrebbe «precarizzato» il mondo del lavoro (peccato che con la legge Biagi sia vero proprio il contrario, specie se confrontata con il pacchetto Treu del governo Prodi). Ed ecco compreso l'intento di chi ha scritto il copione di questa storia: far riflettere gli spettatori, fornendogli una commedia dell'assurdo, con l'ambizione di far passare la tesi che assurda non è. Peccato che sia sbagliata.

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94 replies since 22/4/2007, 18:36   2477 views
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